martedì 26 marzo 2024

Nanna sicura: Lollipop Baby Monitor

 



“ Mio figlio dorme tutta la notte nel suo lettino da appena nato…”

Almeno una volta da quando siete diventate madri avrete sicuramente sentito dire questa affermazione. Se l’avete sentita solo una volta ritenetevi fortunate! 

Sicuramente le mamme che avranno sentito dire milioni di volte questa litania invece, la maggior parte avrà pensato che fosse la regola che un bambino dorma tutta la notte. Ma tranquille non è così!

Tutti i neonati, specialmente nel primo mese di vita, sia se allattati artificialmente e sia con latte materno, hanno dei risvegli fisiologici notturni. Qualora il neonato non si dovesse svegliare, è la mamma che dopo 3/4 ore massimo, DEVE andare a disturbare il piccolo e dargli a bere. Questo perché un bambino che dorme tutta la notte non è soltanto un’eccezione, ma pericoloso. Il neonato ha bisogno di risvegliarsi, perché un lungo sonno oltre a influire negativamente sull’allattamento materno, potrebbe portare a un’ipoglicemia e a un conseguente stato comatoso.

Non esistono mamme che hanno la verità universale e assoluta su tutti bambini, ma esistono consigli universali per una nanna sicura e per prevenire la SIDS.

Ecco la lista dei consigli per una nanna sicura. 

~Sicuramente al primo posto troviamo: Posizione A PANCIA IN SU!

Il neonato DEVE dormire in posizione SUPINA. Non dilato, e soprattutto non a pancia in giù. Alcune mamme preferiscono metterli a pancia in giù perché i neonati hanno un sonno più profondo.ma a meno che non sia l’ora del Tummy Time è PERICOLOSO. Anche dilato può dare la forza illusione al genitore che il bimbo rigurgitando non abbia problemi. È proprio il contrario! Essendo disteso il bambino rigurgitando con la testa di lato c’è il rischio che quel rigurgito possa essere ispirato dal naso e quindi bloccare le vie aeree. Tutto ciò non accade nella posizione supina che grazie anche a un riflesso simile la Gag Reflex riesce a lasciare libere le coane. 

~ i risvegli notturni. Come già detto all’inizio i risvegli notturni sono fisiologici e vitali per l’allattamento e la sopravvivenza del neonato durante il primo mese di vita. E i risvegli vanno accettati e non evitati ( evitandoli magari con il ciuccio)

~ SI al succhiotto, dopo le prime due settimane di vita, può essere un valido aiuto sia per calmare il bambino durante il giorno e per aiutarlo a entrare nel sonno, sia per tenere il bambino attivo mentre dorme favorendo un contatto con la realtà.  inoltre il ciuccio può essere un valido aiuto se il piccolo risultasse pigro nel poppare.dare il ciuccio, soprattutto nei bambini prematuri è consigliato come allenamento. Questo non vuol dire però, che nel caso il neonato dovesse risvegliarsi la notte, si debba dare il ciuccio al posto del seno o del biberon. E questo avrebbe effetto opposto.

~ NO AI DUDU!!! I neonati riconoscono a malapena i volti dei genitori, che vedono anche in maniera molto sfocata, non hanno bisogno di Dudu o peluche che potrebbero soffocarli! 

La funzione del dudu come “profumo della mamma” la si può avere in maniera più sicura ottimizzandola anche, con delle mussole in cotone. La mamma può tenere come fascia intorno al seno A PELLE una mussola. Questa dopo una ventina di minuti assorbirà l’odore vero della mamma. Utilizzate questa mussola per avvolgere il vostro bambino, in questo modo eviterete il riflesso di moro, il piccolo si sentirà avvolto e al sicuro, e grazie al profumo del tessuto penserà di essere tra le braccia della mamma. 

~ NO al CUSCINO! Il neonato non ha bisogno di cuscini. Se allattato al seno non avrete bisogno nemmeno che faccia obbligatoriamente il ruttino (cosa invece è consigliabile per il latte in formula). Se il piccolo soffre di rigurgito oppure raffreddato, in commercio è possibile trovare lettini reclinabili oppure potete utilizzare un asciugamano da porre arrotolato sotto il materasso, o un cuscino da mettere sempre sotto il materasso. 

~ NO A FASCIATURE/ SACCHI NANNA con condizione. 

Non è obbligatorio fasciare il proprio neonato. Tuttavia la fasciatura dona un senso di avvolgimento e sicurezza favorendo così un sonno tranquillo. Tuttavia la fasciatura, come anche i sacchi nanna vanno a impedire il riflesso RTCA, che aiuta il neonato a non rotolare. Pertanto nel caso battiate per una fasciatura bloccate gli arti inferiori con le coperte, oppure optate per un riduttore del lettino con altezza bassa. 

~ LATTE MATERNO. Allattare al seno fornisce al piccolo un nutrimento personalizzato e ricco di sostanze nutritive fondamentali per la crescita dell’organismo e del microbioma. Inoltre l’allattamento materno va a creare più affondo e più velocemente la simbiosi nella divide mamma bambino.l’amigdala e l’ipofisi lavorano insieme, a stretto contatto e se il bambino si trova in uno stato di pericolo la madre si sveglierà , sentendo grazie alla prolattina me non la stanchezza in modo da poter vegliare sul bambino senza accusarla.

~ Il lettino per il primo anno di vita del bambino deve avere un materasso essere morbido o semi morbido. Deve inoltre essere posto nella camera dei genitori, vicino a letto matrimoniale. Consigliatissime le culle co- sleeping o le ceste che evitano il surriscaldamento. Ricordate di far dormire il vostro bambino nel lettino e non in mezzo tuoi genitori. 

~ NO a usare la navetta come lettino. Tenendo conto che: usare la navetta come lettino per il neonato espone il bambino a batteri e virus esterni, che nemmeno disinfettando ogni volta la navetta possono essere eliminati; il bambino avrà difficoltà a dormire perché non riconoscerà la navetta come luogo di nanna perché per via dell’odore gli ricorderà le passeggiate; la navetta essendo in plastica con barriere molto alte e rigide non solo tenderà a surriscaldare il bambino, ma potrebbe rischiare il soffocamento. Quindi è un No categorico!

~ evitate assolutamente fumo, anche quello passivo e Alcol e agenti inquinanti o chimici..

~  rimboccare le coperte al di sotto degli arti superiori, lasciando libere le manine. In questo modo il bambino non potrà buttarsi le coperte sopra il viso. Per lo stesso motivo evitate coperte e lenzuola troppo grandi.

~ la temperatura della stanza deve essere sempre tra i 18 e i 20 gradi. Se pensate che il vostro bambino possa dare troppo caldo troppo freddo le manine non sono indicative, controllate piuttosto la nuca.

La SIDS (sudden infant death syndrome) colpisce i lattanti dal primo mese al fino al primo anno di vita. Le cause di tale sindrome sono tutt’oggi ancora sconosciute. Potrebbero essere anche fattori genetici. 

E pertanto questa sindrome che va ad aggiungersi e sommarsi alle tante ansie genitoriali non fa che aumentare l’inquietudine dei neo genitori. Questi ultimi si trovano nel cuore della notte spesso stanchi e affaticati a non dormire e controllare costantemente il respiro dell’oro piccola avvicinando l’orecchio magari.

Un valido aiuto può essere in questo caso un baby monitor, che nei primi mesi di vita del vostro piccolo controllerà il monitor era il sonno del vostro bambino, allertandovi in casa di pianto o sbalzi del respiro o del battito cardiaco.

La telecamera per bambini Lollipop è un monitor per bambini basato su Wi-Fi. 


Il suo design gommose a forma di lecca lecca lo rende il migliore amico di genitori e bebè. La sua particolarità è la flessibilità, caratteristica che permette a Lollipop di avvolgersi attorno a un qualsiasi supporto e l'applicazione da installare comodamente sul telefono rendono questo lecca lecca cam praticissimo. 


Monitora costantemente il benessere del bambino, rilevando il pianto, i rumori sospetti, la frequenza cardiaca e la respirazione sia di giorno che di notte. La visione notturna potente con obiettivo con LED a infrarossi offre una visione notturna chiara, perché ciò che accade al buio è altrettanto importante. 


Lollipop camera è un valido aiuto per tenere sotto controllo i piccoli quando non siete nella stanza sia che stiano giocando, sia che stiano dormendo. 




 Lollipop camera vi aspetta in tre diverse colorazioni super pastellose: Candy, Pistacchio e Turchese, negli Store online e negli shop per l' infanzia.



Buona nanna a genitori e bambini 🌚



venerdì 1 marzo 2024

Lacrime di Coccodrillo





C’era una volta, in una città come tante, una bambina dagli occhi azzurri come il cielo e i boccoli dorati, che le incorniciavano un dolce viso, sempre senza sorriso.

La bambina si chiamava Felicia, ma a differenza del nome che portava, era sempre triste e scontenta.

Il fatto è che la piccola Felicia, era molto sensibile e permalosa, perciò a qualsiasi scherzo o gioco che non capiva, lei si incupiva o peggio, iniziava a piangere.

A scuola la prendevano in giro per questo. I compagni di classe adoravano le sue reazioni da tragedia e al parco nessuno voleva giocare con lei.

I bambini, con un pizzico di crudeltà, l'avevano soprannominata: Tristolina.

Così la piccola sia dentro che fuori dalla scuola, se ne stava sempre seduta in disparte, con un muso lungo e serio.

La mamma, a casa, continuava a ripeterle: “ Sai Felicia? C’è un detto per le bimbe come te: tristezza: né grazia, né bellezza!”. La mamma sperava, che il

detto sortisse un qualche effetto sul comportamento della figlia, ma l'unica reazione che otteneva dalla figlia era quella di farla rattristare ancora di più.

La bimba non capiva che la mamma la stava invitando a sorridere per essere ancora più bella, bensì riusciva a pensare soltanto: “ sono brutta! “. Triste e sconsolata, come al solito, scompariva a piangere in camera.

Durante un pomeriggio, per Tristolina triste come tanti altri, qualcosa all’insaputa della bambina, stava per accadere. Qualcosa che avrebbe reso la giornata più triste, ma anche più speciale.

Quel giorno alla festa di compleanno di un suo compagno di classe, i bambini per gioco, presero un palloncino a testa. Per gioco ogni piccolo invitato diede un nome al proprio palloncino e qualcuno disegnò pure un volto con un pennarello al nuovo amico tutta aria e plastica. Anche Tristolina fece lo stesso, e lo trovò un gioco molto divertente. Tant’è vero, che giocò con il palloncino tutto il pomeriggio, e le spuntò di lato al viso, persino un accenno di sorriso. Alla fine del compleanno, però, i bimbi decisero di salutarsi scoppiandosi a vicenda i palloncini. Uno degli ospiti scoppiò pure quello di Tristolina...

La piccola, che si era affezionata al suo palloncino, iniziò a piangere a più non posso, e scappò via, di corsa, senza che nessuno avesse il tempo di fermarla. Correva e piangeva la piccola Tristolina, fino a che, stanca, alle sponde

dello stagno di un giardino fin troppo incantevole per essere vero, ella si fermò. Inginocchiata sul prato verde chiaro, la bambina guardava la sua immagine riflessa nell’acqua. Le lacrime luccicanti, le scendevano lungo le rosee gote, per poi tuffarsi nello stagno come rane.

Ad un certo punto, dal fondo del laghetto, si udì una voce cavernicola dire: “ Finalmente un po’ di pioggia in questa arida palude. Un po’ d’acqua nuova è proprio quello che ci voleva!”

Tristolina per lo stupore, smise di piangere e iniziò a guardarsi a destra e a sinistra, per trovare chi avesse parlato, ma non vide nessuno.

 

Pensò di esserselo immaginata. Tuttavia riposando gli occhi

sull’acqua, ne vide emergere: non un uomo, né un bambino e nemmeno un cigno... Non ci crederete, ma quello che aveva parlato, era in realtà un coccodrillo.

Il coccodrillo continuò: “Ma come, ha già smesso di piovere? Che peccato! Io pensavo che mi sarei fatto una bella doccia...”

L’alligatore proseguii a borbottare quando, dopo un po’, si accorse della bambina che, con gli occhi sbarrati e un po’ spaventati, lo guardava esterrefatta.

“ Ehi tu, Bambina! Sai per caso, che fine ha fatto la pioggia?”

Tristolina con coraggio e tristezza rispose: “ Penso di essere stata io, signor Coccodrillo. Non piove, sono soltanto io che piango.”. Nel dire ciò, la

piccola si rattristò di nuovo.

Il Coccodrillo, incuriosito, le domandò perché piangesse e lei gli spiego di quanto fosse sensibile e di come i compagni di scuola la prendessero in giro ogni volta che piangeva.

“ Se solo potessi nascondere le mie lacrime...” disse la bambina.

“Certo che si può fare! Tutto è possibile” replicò l’alligatore, “ Sai piccola, anche io ho conosciuto umani insensibili: la loro pelle era stopposa e dura. Non erano affatto buoni da mangiare!

Tu sei stata gentile a portare un po’ di fresco nella mia dimora, per questo ti

farò un dono: trasformerò le tue lacrime in lacrime di Coccodrillo.

Ogni volta che piangerai, ovunque sarai inizierà a piovere. Le tue lacrime saranno coperte dalle gocce di pioggia, così i tuoi compagni non le vedranno e non ti prenderanno più in

girò. Uno, due, e tre, il coccodrillo esaudirà il desiderio per te!” .

“Grazie signor Coccodrillo! ” esclamò fiduciosa Tristolina piangendo dalla gioia. E guarda un po’: si mise davvero a piovere.

La bambina salutò il suo nuovo amico, e tornò a casa.

I giorni che seguirono furono i più tranquilli per Tristolina.Ogni volta che si rattristava, nuvoloni grigi coprivano il cielo e una fitta pioggia iniziava a cadere. I bambini correvano subito a riparo e se erano a scuola, invece, si appiccicavano ai vetri per vedere le gocce rincorrersi lungo i vetri delle finestre.

Passò un mese. Un mese di pioggia. Tutti i bambini erano tristi. Non

potevano più uscire fuori a giocare. Le giornate sembravano essere tutte uguali: grigie e tristi. Persino Tristolina si era stancata di tutta quella pioggia.

Perciò tornò dal Coccodrillo per farsi togliere l’incantesimo. Tuttavia il preistorico animale non potè fare nulla: “ Un desiderio esaudito, resta avverato per tutta la vita!” .

“ E adesso come farò? “ Si disperò la bambina

“ Se quello che cerchi è solo far smettere di piovere, tutto quello che devi fare è sorridere! “ rispose il coccodrillo.

Tristolina decise non solo di provarci, ma si armò di coraggio per

risollevare l’umore ai suoi amici.

Durante la ricreazione invito tutti i compagni di classe fuori a giocare con tanto di ombrelli e stivali, nelle pozzanghere . 

I bambini giocavano di nuovo felici, quando all’improvviso, da dietro una nuvola sbucò il sole. Tristolina sorrideva e piangeva allo stesso tempo, ma questa volta le lacrime erano di felicità. Finalmente giocava con i suoi amici e nessuno di loro la prendeva in giro.

Con il tempo la bambina smise di piangere sempre senza motivo.

Le sue lacrime di Coccodrillo diventarono un lontano ricordo.

Aveva ormai capito la lezione: proprio come dalle nuvole più grigie può risplendere il sole, anche da sotto le sue guance tonde può spuntare un tenero sorriso. Sorridete alla vita e lei vi sorriderà.

Il soprannome di Tristolina scomparve, così come anche la pioggia sempre costante. La città tornò a essere uguale a tante altre.

In questa città, come tante altre, viveva una bambina dagli occhi azzurri come il cielo e i boccoli dorati, che le incorniciavano un dolce viso, sempre con il sorriso. Il suo nome Felicia. 

 

giovedì 8 febbraio 2024

Lettere d’amore


C’era una volta, a Fiabilandia, la terra delle fate, una fata dolce e carina, che ahimè non aveva nome.

La poverina durante il fiabileo, l’attesissima festa annuale delle fate, dove tutte le nuove creature si esibiscono nella loro passione ricevendo per premio il proprio nome, non era riuscita a trovare il suo talento. Pertanto il Gran Consiglio delle fate non aveva potuto regalarle un nome.

“ Mi appassiona tutto e per questo non so quale mestiere scegliere…” si era giustificata la piccola fata.

Tuttavia una situazione del genere non era mai accaduta prima nel mondo delle piccole ali. La cosa ebbe molta risonanza nel mondo invisibile. Non vi era creatura magica che non conoscesse la fata senza nome e che al suo passaggio, non le facesse una smorfia di pena o non cercasse di aiutarla nella ricerca di un talento. 

Stanca e incompresa, la fata senza nome decise di  trasferirsi lontano dalla sua terra. In un campo di rose e zucche dimenticato da un qualche contadino in un qualche giardino. Un giardino colorato ove il tempo era fermo ma tutte le stagioni vi erano dentro. 

Non vi erano albe nel guardino d’autunno, ma solo infiniti tramonti, che tingevano di rosso caldo il cielo svegliando la notte, le lucciole e la luna.

 In questo campo di zucche finivano tutte le cose rotte, che nessuno voleva più.

Una vecchia scarpa, che la piccola fata usava come letto, una sedia sbilenca ove si erano arrampicati edera e rose, libri di poesie e fiabe dimenticate. E ancora: tazzine di porcellana incrinate, una sciarpa rosa bucata e persino un antico sonaglio argentato. Insomma, tutte cose abbandonate e senza più talento. Proprio come si sentiva la nostra fata. 

Una sera al tramontare del sole, come suo solito la fata si svegliò e trovò sotto al melo fiorito una macchina da scrivere. 

“L’ennesima cosa rotta…”  farfugliò tra se e se la fatina.

Quando a un tratto una foglia vi si posò dentro e la macchina iniziò a battere… ma non vi era inchiostro… 

Dove trovarlo? 

La fata voleva scoprire cosa la macchina aveva da scrivere.

Usò i petali dei fiori, che colorarono la foglia di magia e amore. 

Si, Amore. La macchina scriveva lettere d’amore. Tutte le parole dolci e imbarazzanti che fate e umani non riuscivano a dire.

La fata raccolse tutte quelle foglie. Ora aveva una missione: recapitarle alle persone.

Se ci pensate bene, ora aveva persino un talento.

La fata lanciò le lettere fiorite in aria e il cielo si tinse d’alba.

Le spruzzo come fossero coriandoli e tutto si riempì di rose e tulipani.

I petali di lettere volarono verso gli innamorati e si sentirono in lontananza scocchi di baci.

Anche la fata ricevette una lettera dal Gran Consiglio. l’emozione le fece sobbalzare il cuore.

Amore, 

 fu da quel giorno per la fata il suo nome. 

martedì 23 gennaio 2024

La Danza dei Fiocchi di Neve ❄️

 



Sapete bambini, da dove vengono i fiocchi di neve? 

Li avete mai assaggiati?

I fiocchi sono freddi si, ma si sciolgono in bocca. Sono dolci come il miele e ricordano lo zucchero a velo. 

Perché vi chiedete? 

Perché vengono dal Regno dei dolci, ove regna con tutta la sua dolcezza la fata confetto.

È dal camino delle cucine reali che volano via i fiocchi di neve buoni e gelati. Attraversano le strade ghiacciate trainati da un gruppo di fate. 

Le fate suonano con i loro piccoli violìni e unendosi in danza con il vento freddo “ GELO ” inizia lieve,  la danza dei fiocchi di neve.

I bambini che abitavano la piccola iurta a BiancoBosco osservavano i piccoli fiocchi di neve volteggiare intorno al bosco. 

In quel piccolo mondo di ghiaccio e neve scivolava il valzer dei fiocchi di neve. 

La tempesta era forte, il vento soffiava: “ fiuuu” cantava. La melodia si faceva più veloce e i fiocchi di neve svolazzavano controluce.

Che sorrisi lieti avevano i fiocchi con i loro candidi abiti bianchi.

Rapidi e leggeri con piroette e arabesque. Con eleganza ballavano per poi posarsi a terra con gli altri piano piano.

Shh… spirava allora il vento. La tempesta era finita.

C’era la pace e anche i bambini parlavano sottovoce.

I bimbi aspettavano da giorni quel momento. Volevano uscire ora che finalmente i fiocchi erano diventati insieme neve.

Uscire a fare cosa vi chiederete? Volevano fare un pupazzo di neve!

Purtroppo il vento che si era raffreddato fece un starnuto: “ ecciu!” E con quello spazzò via le nuvole nere e poi dopo un bel colpo di tosse il sole spuntò per riscaldarlo.

Era un bel guaio! Con tutto questo sole la neve si stava sciogliendo e i fiocchi di neve già stavano svanendo.

Tutti erano tristi: i fiocchi, le fate e i pure i bimbi .

Allora fata confetto arrivò con una slitta portando dal regno: dolci, tutti i cuochi e persino un orchestra.

Dopo una lunga confabulazione la fata fece la sua magia.

L’orchestra suonò una melodia che ricordava le fredde onde del mare e i fiocchi si trasformarono in chicchi di sale. 

Ora non si scioglievano più al sole ma brillavano ancora con la luce e imbiancavano tutto il bosco come neve.

I bambini fecero il loro pupazzo di neve e quella fu l’unica volta che i fiocchi di neve ebbero il sapore del sale.

Non erano più così buoni da mangiare ma il pupazzo di neve non smise mai di stare lì a abitare.

Perciò se andate nella iurta di BiancoBosco troverete ancora oggi il pupazzo di neve pronto a salutarvi con il valzer di fiocchi di neve.



sabato 6 gennaio 2024

La vera storia della Befana




A Betlemme in una stalla accanto a un bue e a un asinello era nato un bambino.
Tutti: pastori, animali e persino una stella cometa si erano fermati a rimirare e gioire di tanta meraviglia.
Un nuovo mondo fatto di gentilezza e amore sarebbe iniziato in quell’istante.
Per questo anche i Re Magi dall’oriente lontano, cercavano il nuovo nato.
Oro, incenso e mirra portavano sui loro cammelli dorati. Erano partiti per donarli eppure non sapevano a chi e dove consegnarli.
Nel freddo gelido della notte tra le dune del deserto i Re Magi scorsero una casa ove un vecchia signora era intenta a pulire.
L’anziana donna con una grande scopa in vimini nera spazzava il cortile incurante del buio e del gelo .

I tre Re si avvicinarono con maestosità e giunti di fronte alla signora le chiesero: “ Buona Signora, sa indicarci la via per il Messia? Vorremmo porgere i nostri omaggi al bambino venuto dal cielo.” .
La vecchia non aveva idea di cosa stessero parlando quei tre illustri e rispose: “ In questa landa desolata non è mai nato nessun bambino. Ho le mie cose da fare non seccatemi con queste storie. Non ho tempo da perdere io!”

Uno dei Magi risentito dalle irte parole disse : “il Messia c’è, è nato! Dio ha mandato una stella grande quanto la luna a vegliare sul figlio in questa notte di gioia…”
- hahaha- rise l’anziana donna - “non vedo alcuna stella in cielo, mio Re, a malapena riesco a vedere la sua sagoma!”
 Accadde tutto in un secondo e in alto nel cielo in un abbaglio che illuminò intorno come fosse mezzogiorno , apparve anche lì la stella cometa mandata dal Signore. 

I Re Magi si congedarono e lesti si avviarono verso la stella. 
La signora restò incredula a guardare il cielo.
nonostante l’età vedeva di nuovo come una bambina. Osservava con speranza e meraviglia.
Il suo cuore diventato negli anni pietra per la sua solitaria vita, ora pulsava vivo e forte nel petto.
Una lacrima calda le bagnò il viso risvegliandola da qual sonno.
Urlò ai Magi: “ Aspettatemi, anche io voglio vedere il santo bambino…-
ma loro erano ormai già lontani. 
Di corsa entrò in casa e in un sacco vuoto di patate butto dentro un po’ di tutto.
Frutta, dolci, carbone e persino delle calze. 
Anche lei voleva portare dei doni al bambino.
Certo non sarebbero stati doni luccicanti come quelli dei Magi. 
I suoi doni erano semplici e pratici, ma comunque preziosi.
In fretta chiuse la porta dietro di sé e con la scopa ancora in mano il sacco di patate sulle spalle si avviò alla ricerca di Gesù bambino.
Camminò e camminò senza sosta per quella landa desolata. 
Camminò anche dopo che la stella se ne era andata. 
Finché ormai stanca, decise di regalare quei doni ai bambini di un povero villaggio.
Non aveva trovato il Messia, ma aveva trovato qualcosa di più meraviglioso. 
Si accasciò a terra con un sorriso e dal cielo un angelo le accarezzò il viso.
Era l’angelo Gabriele.
 Vedendo tanta fede rinata in quella piccola e arcigna donna tutto il paradiso s’era beato.
Con la benedizione del signore e con lo spirito Santo anche l’anziana diventò un angelo.
Incaricata di portare i doni a tutti i bimbini del mondo, ella coperta di stracci sulla sua scopa, anno dopo anno porta ai nostri piccoli un messaggio benedetto.
Che le cose preziose sono nelle piccole cose.
Le cose di tutti i giorni. 
Gesti quotidiani e momenti delicati.
Ripetitivi ma vitali.
Come il carbone che tiene acceso un fuoco riscaldandoti fino al mattino. Le calze morbide che tengono al caldo i piedini. E i dolci leggeri, che come un premio dopo tanta attesa ricordano che le cose belle arrivano a chi sa aspettare.
Perciò pazientate bambini l’arrivo della Befana, che verrà di notte con le scarpe tutte rotte, 
e il vestito da rammendare.
 Ma arriverà per tutti noi, 
ogni anno per una notte soltanto,
la Befana.



lunedì 30 ottobre 2023

La gatta nera

Copyright illustrazione: @strwbmoth


Una bambina di sei sette mesi veniva a trovarla la pantafica, perché era nata vestita (e la mamma la camicia l’aveva conservata). 

La neonata dormiva tutta la notte fino alle 5 di mattina, quando con urla di paura piangeva chiamando sua madre e facendo fuggire la strega.

Una notte però la piccola non si svegliò mai e il mattino seguente i genitori trovarono la culla vuota. 

Il destino di strega l’aveva presa. La piccola era stata rapita. 

Nessuna delle infinite lacrime versate poté quietare la madre della piccola. Nè la gatta nera, che faceva le fusa seduta sulle gambe della donna potevano rincuorarla da quel dolore.

La vecchia magara del paese, Orsolina di nome faceva, andò a far visita alla mamma di quella bambina. E le disse: 

-“ Se veramente è ritrovare tua figlia quello che vuoi vai alla fontana ai piedi del colle di Santa Maria e lavati con quell’acqua. Prega tutto un giorno e una notte. Quando all’albe torni a casa metti del latte caldo sul tavolo e siedi là a cucire. “ 

Detto questo la strea si alzò tenendo stretto tra le mani nu cenci viecchie. Prima di uscire lo lascio sul tavolo con un ago appuntato.

La donna seguì le istruzioni della fattucchiera. 

Si lavò, pregò in ginocchio senza alzarsi per un giorno e una notte. Quando tornò a casa mise il latte nel piattino della bambina, come buon auspicio. E mentre l’alba arrossava il cielo, in silenzio la genitrice si mise a cucire. 

Cuciva, e cuciva senza senso su quel cencio, quando a un certo punto l’ago dalla mano teso, andò a pungere la zampa della gatta nera intenta a bere dalla ciotola il latte lì di fianco. 

Una goccia di sangue rosso come il fuoco vivo macchiò la pezza cucita. Al posto della gatta nera apparve la bambina scomparsa, nuda.

Al piede sinistro aveva una piccola ferita: quella che l’ago gli avea inferto. Il marchio. Con quello la piccola aveva perso quella virtù.

 -“Zampe di grill e fatiche di hatt!” Esclamò la madre con gioia che subito strinse a se la piccola.

Per evitare che la pantafica tornasse a vendicarsi sulla lattante, la giovane donna lasciò ogni notte una scopa impagliata fuori la porta. 

Per molte notti fuori all’uscio si sentiva una voca contare.

“.1,2,3….100…1199…” era il diavolo che contava le spighe della scopa. Non faceva in tempo a finire che si faceva giorno e doveva fuggire.

Andò avanti così a contare per mesi. Finché una notte non si udì più nulla.

 La bambina era salva. 



Buon Halloween Principesse 🎃🖤


Fonti usati per la fiaba:

- “L’ammidia, storie di streghe d’Abruzzo “ David Ferrante.

- “le superstizioni degli Abruzzesi” Emiliano Giancristofaro.

-“Streghe, dramma, emozione in un mondo che ci appartiene” Franco di Silverio.


martedì 24 ottobre 2023

Lo spirito d’Autunno

Illustrazione: @laivi_illustration   

Vedete il turbinio di foglie dorate che volano e vi circondano mentre camminate? 

E lo sentite il leggero odore di erba umida che il vento porta? È petricore, annusatelo pure!

Lasciatevi abbracciare dal calore del fuoco che scoppietta nei camini. Ballate saltando tra pozzanghere, stagni e acquitrini. 

Scegliete, bambini con coraggio: se aprire l’ombrello o alzare le braccia al cielo. Per accogliere la pioggia sul volto spensierato e giocare come un beato fauno silvano.

Siete pronti per afferrare tutto questo? 

Il gioco inizia adesso.

Prima che ve ne possiate accorgere bambini, passa tutto. E arrivano subito i piumini.

Dura poco questa stagione. 

Bisogna acchiapparla con mano lesta. Tanta pioggia ci aspetta.

Tutta questa meraviglia e la grande magia, insieme alle foglie voleranno presto via.

 Ecco venite, accorrete! 

Lì fuori c’è l’autunno, vi prometto che ve ne innamorerete.


In una cassetta vicino al bosco abitava una piccola famiglia immersa in quell’ambiente fosco.

Iaia e Nanno erano fratello e sorella. Si volevano molto bene, e amavano giocare insieme. 

Erano però come il sole e la luna. 

Iaia nata nel pieno dell’autunno, amava accendere le candele una a una. Restare al buio a sognare, e al chiaro di luna a cucinare e disegnare.

 Si cullava nella tranquilla nostalgia della sua stagione e adorava quando fuori c’era un bell’acquazzone. Guardava con attenzione nella finestra, le gocce di pioggia tuffarsi in giù a far festa. 

Nanno invece, nato al termine dell’estate, aveva in se l’euforia di quelle calde settimane passate. Non gli piaceva affatto la stagione delle piogge e gli mancava la sabbia, il mare e tirare l’acqua sotto le logge. 

Nanno si sentiva triste e sconsolato. 

Soffiava sulla camomilla facendo :- “ fuuu fuuu… “ . Però immaginava di fare tutto d’un sorso: glu, glu. Girare il ghiaccio in un bicchiere, per poi bere ancora tè freddo e mangiare amarene. 

Quanto gli mancavano quei momenti pieni di vela e nuotate! E si chiedeva: “ Uffa, ma quanto manca all’estate?” 

Borbottava sempre Nanno e poi chiudeva il solito libro. Non gli andava proprio nemmeno di mettere un segnalibro.

 - “ Mi annoio…” diceva e borbottava ancora aspettando arrivasse sera.

La sorella stanca di vederlo a terra, lo invitò a fare una torta di zucca e cannella.

-“ Ti farò assaggiare quanto è buono l’autunno. “ Affermò la bambinella con la grinta di un Unno.

Nanno si alzò dal letto e zitto zitto segui sua sorella. 

In una ciotola mescolarono lo zucchero con le uova e la cannella.  Aggiunsero: latte, farina, zucca e burro. Schiacciarono Noci e castagne e poi misero curcuma, miele e mele cotogne.

Misero sopra altra cannella. Con un pizzico di zenzero che mescolarono al latte di asinella. 

Chiusero la torta nel dolce forno.

 Iaia spalancò estasiata gli occhi, e osservò lì dentro come ci fosse unicorni. 

Nanno si era divertito. Il piccolo era ancora arcigno in viso, quando a un tratto appari nella torta un terzo viso. Due occhi un naso e persino una bocca con sorriso… 

La torta che aspettavano di mangiare, non ci crederete: iniziò a parlare!

Dall’antro della cucina, riecheggiava un intensa vocina:

 - “ Sono Frunno, lo spirito d’autunno !”

 “ Con il cuore mi avete chiamato. Con un incantesimo mi avete invocato, e ora sono intrappolato!”

Nanno era allibito, Iaia aprì il forno cercando di toccare la torta con un dito.

Nella casa si diffuse il profumo che Frunno schiuse. Era dell’autunno, l’odore dolce di melarose che si posava adagio su tutte le cose. 

Un profumo di boschi, lupi, focacce e caldarroste. Raccontava di walzer dorati, pini, funghi, muschi e irte coste .

 Frunno continuò a chiacchierare: -“ bambini non parlate?” chiese lo spirito ridendo.

 Quel silenzio lo stava offendendo. -“  Dato che nel dolcetto mi avete messo, ora vi faccio uno scherzetto!” -

-“ PER tutte LE FRAGOLE DI BOSCO, Qui ci sono le  foglie secche che mi cadono addosso ! SOFFIA VENTO a più non posso e portale via in un FOSSO!-

Il vento forte del nord entrò dalla finestra, mise tutto a soqquadro in fretta. E mentre il vento persisteva a soffiare lo spirito scherzi continuò a fare. 

“ Frangipane, castagne e tartufini dovete danzare come burattini. SCOPPIA FUOCO e scoppietta, riscaldaci con la tua fiamma, SAETTA. “

Nel forno il fuoco iniziò a divampare e i bambini iniziarono a tremare.

 Frunno non smetteva di gridare: -“ TATATO, TATATo. Corri veloce, ACQUAZ… VIENni… “ 

Non si sentii più nulla.

Frunno era diventato silenzioso come un ramo di betulla. 

Nanno lo aveva mangiato.

Un pezzo di torta, la parte della bocca, il bambino se l’era divorato.

-“ Per le fragole di bosco: com’è buono l’autunno! “ridacchio masticando il goliardico golosone, accarezzando come un vecchietto il suo pancione.

Un piccolo brivido lo fece vibrare, era il pizzico di zenzero rimasto sulla lingua a frizzare. 

Iaia sollevata e felice prese anche lei un pezzo di dolce.

-“ Mmm che bontà questo autunno! “ disse la piccolina.

Che birichino che era il suo fratelletto. A dire il vero era sempre stato un piccolo dispettosetto.

Lo Spirito chiuse gli occhi e volò via dai comignoli passando tra i fichi, e poi ancora via verso lontani echi.

I due bimbetti decisero di inseguirlo. Presero scarpocini, sciarpe e ombrello.

Accoccolati nelle loro cerate danzarono un lento: la melodia dei violìni del vento. 

Raccolsero foglie e fiori e fecero delle corone. 

I fratelli tenendosi per mano a due pie saltavano sul guazzo.

 SLPASH e ancora SPLASH e Splash! Wow che spasso!

Correvano come un areoplano urlando a squarciagola: 

-“ TATATO. TATATO non andare via lontano! “

Non sapevano nemmeno cosa volesse dire. Il significato non importava, ne parlarono all’imbrunire.

La pioggia fitta cadeva e quando arrivò la sera con le lanterne al polso, i due bambini si sedettero vicini al fuoco intonso.

Si narrarono storie di paura. Di streghe che rapivano infanti per trasformarli in neri gatti. 

Sorseggiarono del caldo cioccolato, mentre ammiravano il cielo stellato.

In cuor loro i pupetti, per i divertenti scherzetti, ringraziarono il dolce e antico Frunno.

 Entrambi finalmente, s’erano innamorati dell’autunno.🍁 

Le fiabe di NenéDesign byiolecal