domenica 7 maggio 2023

Una rosellina d’autunno

                         Art: @marie__lise


C'era una volta in una piccola casa di campagna, un roseto bellissimo. Le rose che lì crescevano, grazie agli intimi aromi dell'orto, erano forti e rigogliose. Quelle rose aveano petali così caldi, che pareva che il tramonto le avesse infuocate con dei baci, e così vellutati che al tocco sembrava accarezzare il manto di una candida pecorella. 

L'anziana signora che abitava nella casa tutta edera e mattoni, adorava il suo roseto. Amava guardarlo la mattina dalla finestra della cucina, il profumo delle rose bagnate dalla prima rugiada si mescolava con il deciso odore di caffè. Al terzo rintocco delle 22, prima di immergersi nei suoi sogni d'alcova, la signora ammirava il rosso delle rose che si avvolgeva nel buio della notte come fosse un lenzuolo di nera seta. Per lei non vi era cosa più preziosa nella casa di quel roseto. 

Raccontava a amici, bimbi e vicini,  che quel roseto fosse magico. Che gli angeli tramutati in rose ascoltassero i desideri di chi alle rose con coraggio si confidava. Se fosse vero o no non si sa. Tuttavia ogni volta che l'anziana signora regalava una delle rose a qualcuno, quel qualcuno si sentiva subito pieno di speranze e qualcosa di bello gli accadeva sul serio.

Una sera la signora si sentii molto stanca. Saluto la luna e le rose poi chiuse gli occhi per sempre.

Il roseto con il torrido caldo dell'estate e senza le cure della padrona di casa avvizzì. Ma l'amore donato trova sempre il modo di ritornare. La Madonna  che dal cielo aveva rimirato quanta gioia e speranza la signora aveva portato grazie a quel roseto, decise di benedire davvero quelle rose. 

Perciò  fece scendere  una santa  pioggia a catinelle affinché lo dissetasse in eterno.

Durante un  autunno lontano e  dorato, il roseto fiori di nuovo. Le rose erano  belle e morbide. Tutte bianche. 

Dal balcone della casa di campagna un vagito riecheggiava fino al roseto. Era il delicato suono di una bimba appena nata, la pronipote della signora. La piccola aveva un cespuglio soffice nero come la notte per capelli. La pelle bianca come quella delle venere rose e le gote rosate come quelle delle colombe innamorate.  

Il suo nome era: Bianca Maria.

Per profumo e aspetto sembrava anche lei una piccola rosa. E se fosse stata una rosa di quel roseto, la piccola, sarebbe stata l’ultima nata fra le rose. I  suoi petali sarebbero stati  di un delizioso rosa antico. La maggior parte ancora chiusi a bocciolo. 

Quando la rugiada le fosse scivolata sopra ai primi albori del mattino, sarebbe sembrata il ninnolo argentato tanto adorato di una qualche tenera bambina. Una tenera bambina come lei. Ma anche una rosa benedetta: una piccola rosellina d’autunno. 



Alla mia rosellina d’autunno. Mia figlia: Venere Bianca Maria Laurenzi, per il suo battesimo.

Che tu possa essere benedetta e protetta dalla Vergine Maria per tutta la vita e che l’amore e la speranza fioriscano in te come un rigoglioso roseto. 

La tua mamma.

 

 

 

 

 

Le fiabe di NenéDesign byiolecal