giovedì 8 febbraio 2024

Lettere d’amore


C’era una volta, a Fiabilandia, la terra delle fate, una fata dolce e carina, che ahimè non aveva nome.

La poverina durante il fiabileo, l’attesissima festa annuale delle fate, dove tutte le nuove creature si esibiscono nella loro passione ricevendo per premio il proprio nome, non era riuscita a trovare il suo talento. Pertanto il Gran Consiglio delle fate non aveva potuto regalarle un nome.

“ Mi appassiona tutto e per questo non so quale mestiere scegliere…” si era giustificata la piccola fata.

Tuttavia una situazione del genere non era mai accaduta prima nel mondo delle piccole ali. La cosa ebbe molta risonanza nel mondo invisibile. Non vi era creatura magica che non conoscesse la fata senza nome e che al suo passaggio, non le facesse una smorfia di pena o non cercasse di aiutarla nella ricerca di un talento. 

Stanca e incompresa, la fata senza nome decise di  trasferirsi lontano dalla sua terra. In un campo di rose e zucche dimenticato da un qualche contadino in un qualche giardino. Un giardino colorato ove il tempo era fermo ma tutte le stagioni vi erano dentro. 

Non vi erano albe nel guardino d’autunno, ma solo infiniti tramonti, che tingevano di rosso caldo il cielo svegliando la notte, le lucciole e la luna.

 In questo campo di zucche finivano tutte le cose rotte, che nessuno voleva più.

Una vecchia scarpa, che la piccola fata usava come letto, una sedia sbilenca ove si erano arrampicati edera e rose, libri di poesie e fiabe dimenticate. E ancora: tazzine di porcellana incrinate, una sciarpa rosa bucata e persino un antico sonaglio argentato. Insomma, tutte cose abbandonate e senza più talento. Proprio come si sentiva la nostra fata. 

Una sera al tramontare del sole, come suo solito la fata si svegliò e trovò sotto al melo fiorito una macchina da scrivere. 

“L’ennesima cosa rotta…”  farfugliò tra se e se la fatina.

Quando a un tratto una foglia vi si posò dentro e la macchina iniziò a battere… ma non vi era inchiostro… 

Dove trovarlo? 

La fata voleva scoprire cosa la macchina aveva da scrivere.

Usò i petali dei fiori, che colorarono la foglia di magia e amore. 

Si, Amore. La macchina scriveva lettere d’amore. Tutte le parole dolci e imbarazzanti che fate e umani non riuscivano a dire.

La fata raccolse tutte quelle foglie. Ora aveva una missione: recapitarle alle persone.

Se ci pensate bene, ora aveva persino un talento.

La fata lanciò le lettere fiorite in aria e il cielo si tinse d’alba.

Le spruzzo come fossero coriandoli e tutto si riempì di rose e tulipani.

I petali di lettere volarono verso gli innamorati e si sentirono in lontananza scocchi di baci.

Anche la fata ricevette una lettera dal Gran Consiglio. l’emozione le fece sobbalzare il cuore.

Amore, 

 fu da quel giorno per la fata il suo nome. 

Le fiabe di NenéDesign byiolecal