lunedì 30 gennaio 2023

I giorni della merla


 C’era una volta, tra gli equinozi e i solstizi, un magico giardino, che con il passare delle stagioni sfioriva e sbocciava, alternatamente e continuamente. 
Nel giardino un canto di merlo scandiva il tempo. Bianco era il suo manto come la prima neve d’inverno. Giallo paglierino il suo becco come il sole alto di ferragosto. 
Nel giardino delle stagioni era proprio da quel becco dorato, che tutti i mesi venivano fuori, annunciati in un canto.
Nelle ore del giorno il merlo fischiettava una filastrocca, che da bocca a orecchio tutti i bambini hanno udito almeno una volta. 
-“ Trenta giorni ha Novembre, con April, Giugno e Settembre.
Di ventotto c’è n’è uno, tutti gli altri fan trentuno. “, “Fiuu” - zirlava così concludendo, il merlo bianco.

Quello che tutti sapevano nel giardino, e invece oggi nel mondo è sconosciuto, è che a averne ventotto di giorni non era Febbraio, ma era il corto Gennaio. 

Freddo e gelido, Gennaio iniziava il calendario. Con il suo carattere rigido e inflessibile, era il frigido mese più temuto dell’anno. 
Come un bullo, portava via tutte le feste! 
Per questo  nessuno lo voleva più del dovuto. 
Per tutti, 28 giorni erano pure troppi!

Gennaio che era un mese assai permaloso, mal sopportava il merlo bianco, che ogni anno gli ricordava, allegramente fischiettando, che era dei 12 mesi, per durata, il più piccolo dell’anno. Sentire il suo cruccio a canto gli pareva un vero oltraggio.
Tutto il giardino partecipava al teatrino, che sempre si ripeteva quando arrivava Gennaio.
Quest’ultimo come un burbero vecchietto tuonava al merlo bianco: - “ Merlo del malaugurio, il tuo ronco sibilo mi stride le orecchie. Se non la smetti di gracidare ti vengo io a strigliare!- 
Il gelido mese, per il ghiaccio, come fosse su di una slitta, scivolava senza freni sulle sue parolacce da soffitta. Non faceva in tempo a arrivare sotto l’albero del merlo, che finiva giu, con il finferlo affianco. E si accorgeva con tristezza, che d’un tratto, i suoi giorni erano già finiti di punto in bianco.
 Il merlo con una doppia nota lo faceva andar via.
“ Ciuf -ciuf “ si sentiva il treno con Gennaio dentro, allontanarsi dalla ferrovia.

Il primo mese, stanco e adirato decise di rispondere a dispetto con dispetto. Quatto, quatto,  di soppiatto, da buon furbastro rubò tre giorni a Febbraio con un lungo e grosso nastro. Lo usò poi per arrivare al merlo bianco, che con i suoi piccoli, il nido dovette abbandonare. 
Tanto fu il gelo, che nel giardino dormiva beato un orso polare. 
Tutto intorno era esanime. Tranne Gennaio, che impassibile se la rideva. 
- Ahahaha!- sghignazza, e a ogni riso storto, una forte folata di vento si abbatteva sul prato ormai morto.
Gelato e raggelato era il muso del merlo stecco, che per il gran freddo più non riusciva a aprire il becco.
Tremava poverino e quando la tormenta arrivò per salvare i suoi piccoli in un comignolo se ne andò. 
Quando ne uscì, da bianco che era, tutto macchiato s’era, di una pece fuliggine nera. 
E quando arrivò il 31, Gennaio finalmente se ne andò, portando con se i tre giorni in più e non restituendoli a Febbraio mai più. 
Il giardino era tutto raffreddato. 
Il merlo aveva ancora il becco congelato!
Perciò la Primavera in anticipo arrivò e tutto d’un colpo il mondo si riscaldò.
Il merlo dal manto bianco, ora tutto nero, pesto come la notte, era diventato. Ma il merlo nero tornò lo stesso fischiettare. 

-“ Trenta giorni ha Novembre, con April, Giugno e Settembre.
Di ventotto c’è n’è uno, tutti gli altri fan trentuno. “, “Fiuu” - zirlava così concludendo, il merlo nero.

E di filastrocca ne aggiunse un’altra, per rivelare, dei tre giorni rubati il futuro avvenire:
-“ Se nei giorni della merla farà freddo, e di brutto! In primavera è tutto asciutto. Se invece c'è bello, porta sempre con te l'ombrello!”

Tenendo la filastrocca sempre a mente, aspettiamo il 2 Febbraio e ci auguriamo una buona Candelora!













lunedì 16 gennaio 2023

Il lupo di Cappuccetto Rosso

 

Illustrazione di Massimiliano Frezzato per Lavieri Edizioni

Questo racconto nasce da un lavoro di gruppo che ho svolto con alcune colleghe di puericultura durante la lezione di psicologia. La narrazione vede la fiaba di Cappuccetto Rosso dal punto di vista del lupo.


C'era una volta a bosco fiorito un lupo non affamato, che camminava tranquillo e spensierato nei pressi di un prato.

 Tra i fiori di quel prato scorse un piccolo cappuccio tutto rosso. Incuriosito si avvicino e vide con stupore che sotto il cappuccio vi era una rosea bambina. 

-Cosa fai bambina, qui nel bosco, tutta sola, con un cappuccio rosso? - Chiese il lupo alla piccola. 

La bambina raccontò al lupo che sua nonna malata l'aspettava al di là del bosco. 

- Le porterò i fiori che sto raccogliendo. - disse la piccola, e continuò: - Raccoglierò fiorellini di tutti colori e glieli regalerò. La nonna farà un gran sorriso..  

Il lupo pensava tra se e se : " ma che dolce e coraggiosa bambina.”

Cappuccetto rosso che era una bimba assai chiacchierina continuo a parlare: - Porterò anche questo cestino alla nonna. Il cestino della mamma ha le focacce appena sfornate! Sono calde, calde. È c’è anche il miele e la marmellata d'uva. Il lupo si stava lasciando coccolare dalla sua vocina, che quasi si affeziono alla bambina. Tuttavia la piccina parló davvero troppo e per troppo tempo. 

Tutto quel parlottare di leccornie fece sopraggiungere al lupo una gran fame. Purtroppo per la bambina, l'idea di mangiare nipote e nonnina si fece largo nella testolina del lupo. 

Fu allora che si udii chiaramente nella pancia unforte brontolio. Cappuccetto non ci fece caso, .

Ma l’animale invece per sua natura, non poteva resistere alla tentazione. D'altronde l'inverno era alle porte, bisognava fare assolutamente scorte! Perciò disse alla piccola:

- Si sta facendo tardi bambina io devo tornare alla mia tana e anche tu devi andare dalla tua nonnina. Ti conviene passare per questa stradina. - con voce decisa raccomando alla piccolina- È una scorciatoia! Se da qui passerai in un lampo arriverai. - 

Cappuccetto rosso convinta, prese in mano il suo cestino e impugnando il suo bel mazzolino, lo sventolo in segno di saluto al lupo, per poi addentrarsi nella scorciatoia.  Canticchiava e saltellava la bambina, fiduciosa che la nonna fosse a pochi passi, vicina. 

Il lupo se la rideva mentre correva giu per una discesa che veramente velocemente alla fine del bosco lo conduceva.

 Raggiunse la casina della nonnina e senza pensarci due volte si mangiò la povera vecchina. 

Quando cappuccietto arrivo, la fame era ancora là nello stomaco del lupo. La fame ululava nello stomaco che era pieno solo a metà.

Perciò il lupo da un angoletto, con un balzo si mise nel letto a fare la finta nonnina. Quando la bambina profumata di miele, focacce e bianchina, abbraccio il lupo che credeva la sua cara nonnina, il lupo con un gran sorriso fece: - Ahmmm! - e se la mangiò. 

Il lupo era così pieno adesso che torno se stesso. Quasi gli scese una lacrimina per il dispiacere di aver mangiato quella rosea bambina. Ma sotto sotto quel pelo da lupastro il vizio non l’avrebbe mai perso. 

Il lupo contento e soddisfatto pensó: C'è l'ho fatta ancora una volta!- Non era cosa da tutti i lupi. E questa volta era più che soddisfatto. Con furbizia aveva preso due prede con una focaccia!

Ad un certo punto il Lupo che era ancora nel letto sentii dalla finestra un gran botto. Ma non era un tuono e nemmeno un vaso che cadendo si era rotto. Era lo scoppio del fucile di un cacciatore, che come il più furbo predatore, aveva sorpreso il lupo e con scaltrezza a quel lupo, ora più non tanto furbo,  sparò. 

Così il lupo senza accorgersene chiuse gli occhi e mai più si risvegliò.

Le fiabe di NenéDesign byiolecal