lunedì 30 ottobre 2023

La gatta nera

Copyright illustrazione: @strwbmoth


Una bambina di sei sette mesi veniva a trovarla la pantafica, perché era nata vestita (e la mamma la camicia l’aveva conservata). 

La neonata dormiva tutta la notte fino alle 5 di mattina, quando con urla di paura piangeva chiamando sua madre e facendo fuggire la strega.

Una notte però la piccola non si svegliò mai e il mattino seguente i genitori trovarono la culla vuota. 

Il destino di strega l’aveva presa. La piccola era stata rapita. 

Nessuna delle infinite lacrime versate poté quietare la madre della piccola. Nè la gatta nera, che faceva le fusa seduta sulle gambe della donna potevano rincuorarla da quel dolore.

La vecchia magara del paese, Orsolina di nome faceva, andò a far visita alla mamma di quella bambina. E le disse: 

-“ Se veramente è ritrovare tua figlia quello che vuoi vai alla fontana ai piedi del colle di Santa Maria e lavati con quell’acqua. Prega tutto un giorno e una notte. Quando all’albe torni a casa metti del latte caldo sul tavolo e siedi là a cucire. “ 

Detto questo la strea si alzò tenendo stretto tra le mani nu cenci viecchie. Prima di uscire lo lascio sul tavolo con un ago appuntato.

La donna seguì le istruzioni della fattucchiera. 

Si lavò, pregò in ginocchio senza alzarsi per un giorno e una notte. Quando tornò a casa mise il latte nel piattino della bambina, come buon auspicio. E mentre l’alba arrossava il cielo, in silenzio la genitrice si mise a cucire. 

Cuciva, e cuciva senza senso su quel cencio, quando a un certo punto l’ago dalla mano teso, andò a pungere la zampa della gatta nera intenta a bere dalla ciotola il latte lì di fianco. 

Una goccia di sangue rosso come il fuoco vivo macchiò la pezza cucita. Al posto della gatta nera apparve la bambina scomparsa, nuda.

Al piede sinistro aveva una piccola ferita: quella che l’ago gli avea inferto. Il marchio. Con quello la piccola aveva perso quella virtù.

 -“Zampe di grill e fatiche di hatt!” Esclamò la madre con gioia che subito strinse a se la piccola.

Per evitare che la pantafica tornasse a vendicarsi sulla lattante, la giovane donna lasciò ogni notte una scopa impagliata fuori la porta. 

Per molte notti fuori all’uscio si sentiva una voca contare.

“.1,2,3….100…1199…” era il diavolo che contava le spighe della scopa. Non faceva in tempo a finire che si faceva giorno e doveva fuggire.

Andò avanti così a contare per mesi. Finché una notte non si udì più nulla.

 La bambina era salva. 



Buon Halloween Principesse 🎃🖤


Fonti usati per la fiaba:

- “L’ammidia, storie di streghe d’Abruzzo “ David Ferrante.

- “le superstizioni degli Abruzzesi” Emiliano Giancristofaro.

-“Streghe, dramma, emozione in un mondo che ci appartiene” Franco di Silverio.


F T P W

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