venerdì 1 marzo 2024

Lacrime di Coccodrillo





C’era una volta, in una città come tante, una bambina dagli occhi azzurri come il cielo e i boccoli dorati, che le incorniciavano un dolce viso, sempre senza sorriso.

La bambina si chiamava Felicia, ma a differenza del nome che portava, era sempre triste e scontenta.

Il fatto è che la piccola Felicia, era molto sensibile e permalosa, perciò a qualsiasi scherzo o gioco che non capiva, lei si incupiva o peggio, iniziava a piangere.

A scuola la prendevano in giro per questo. I compagni di classe adoravano le sue reazioni da tragedia e al parco nessuno voleva giocare con lei.

I bambini, con un pizzico di crudeltà, l'avevano soprannominata: Tristolina.

Così la piccola sia dentro che fuori dalla scuola, se ne stava sempre seduta in disparte, con un muso lungo e serio.

La mamma, a casa, continuava a ripeterle: “ Sai Felicia? C’è un detto per le bimbe come te: tristezza: né grazia, né bellezza!”. La mamma sperava, che il

detto sortisse un qualche effetto sul comportamento della figlia, ma l'unica reazione che otteneva dalla figlia era quella di farla rattristare ancora di più.

La bimba non capiva che la mamma la stava invitando a sorridere per essere ancora più bella, bensì riusciva a pensare soltanto: “ sono brutta! “. Triste e sconsolata, come al solito, scompariva a piangere in camera.

Durante un pomeriggio, per Tristolina triste come tanti altri, qualcosa all’insaputa della bambina, stava per accadere. Qualcosa che avrebbe reso la giornata più triste, ma anche più speciale.

Quel giorno alla festa di compleanno di un suo compagno di classe, i bambini per gioco, presero un palloncino a testa. Per gioco ogni piccolo invitato diede un nome al proprio palloncino e qualcuno disegnò pure un volto con un pennarello al nuovo amico tutta aria e plastica. Anche Tristolina fece lo stesso, e lo trovò un gioco molto divertente. Tant’è vero, che giocò con il palloncino tutto il pomeriggio, e le spuntò di lato al viso, persino un accenno di sorriso. Alla fine del compleanno, però, i bimbi decisero di salutarsi scoppiandosi a vicenda i palloncini. Uno degli ospiti scoppiò pure quello di Tristolina...

La piccola, che si era affezionata al suo palloncino, iniziò a piangere a più non posso, e scappò via, di corsa, senza che nessuno avesse il tempo di fermarla. Correva e piangeva la piccola Tristolina, fino a che, stanca, alle sponde

dello stagno di un giardino fin troppo incantevole per essere vero, ella si fermò. Inginocchiata sul prato verde chiaro, la bambina guardava la sua immagine riflessa nell’acqua. Le lacrime luccicanti, le scendevano lungo le rosee gote, per poi tuffarsi nello stagno come rane.

Ad un certo punto, dal fondo del laghetto, si udì una voce cavernicola dire: “ Finalmente un po’ di pioggia in questa arida palude. Un po’ d’acqua nuova è proprio quello che ci voleva!”

Tristolina per lo stupore, smise di piangere e iniziò a guardarsi a destra e a sinistra, per trovare chi avesse parlato, ma non vide nessuno.

 

Pensò di esserselo immaginata. Tuttavia riposando gli occhi

sull’acqua, ne vide emergere: non un uomo, né un bambino e nemmeno un cigno... Non ci crederete, ma quello che aveva parlato, era in realtà un coccodrillo.

Il coccodrillo continuò: “Ma come, ha già smesso di piovere? Che peccato! Io pensavo che mi sarei fatto una bella doccia...”

L’alligatore proseguii a borbottare quando, dopo un po’, si accorse della bambina che, con gli occhi sbarrati e un po’ spaventati, lo guardava esterrefatta.

“ Ehi tu, Bambina! Sai per caso, che fine ha fatto la pioggia?”

Tristolina con coraggio e tristezza rispose: “ Penso di essere stata io, signor Coccodrillo. Non piove, sono soltanto io che piango.”. Nel dire ciò, la

piccola si rattristò di nuovo.

Il Coccodrillo, incuriosito, le domandò perché piangesse e lei gli spiego di quanto fosse sensibile e di come i compagni di scuola la prendessero in giro ogni volta che piangeva.

“ Se solo potessi nascondere le mie lacrime...” disse la bambina.

“Certo che si può fare! Tutto è possibile” replicò l’alligatore, “ Sai piccola, anche io ho conosciuto umani insensibili: la loro pelle era stopposa e dura. Non erano affatto buoni da mangiare!

Tu sei stata gentile a portare un po’ di fresco nella mia dimora, per questo ti

farò un dono: trasformerò le tue lacrime in lacrime di Coccodrillo.

Ogni volta che piangerai, ovunque sarai inizierà a piovere. Le tue lacrime saranno coperte dalle gocce di pioggia, così i tuoi compagni non le vedranno e non ti prenderanno più in

girò. Uno, due, e tre, il coccodrillo esaudirà il desiderio per te!” .

“Grazie signor Coccodrillo! ” esclamò fiduciosa Tristolina piangendo dalla gioia. E guarda un po’: si mise davvero a piovere.

La bambina salutò il suo nuovo amico, e tornò a casa.

I giorni che seguirono furono i più tranquilli per Tristolina.Ogni volta che si rattristava, nuvoloni grigi coprivano il cielo e una fitta pioggia iniziava a cadere. I bambini correvano subito a riparo e se erano a scuola, invece, si appiccicavano ai vetri per vedere le gocce rincorrersi lungo i vetri delle finestre.

Passò un mese. Un mese di pioggia. Tutti i bambini erano tristi. Non

potevano più uscire fuori a giocare. Le giornate sembravano essere tutte uguali: grigie e tristi. Persino Tristolina si era stancata di tutta quella pioggia.

Perciò tornò dal Coccodrillo per farsi togliere l’incantesimo. Tuttavia il preistorico animale non potè fare nulla: “ Un desiderio esaudito, resta avverato per tutta la vita!” .

“ E adesso come farò? “ Si disperò la bambina

“ Se quello che cerchi è solo far smettere di piovere, tutto quello che devi fare è sorridere! “ rispose il coccodrillo.

Tristolina decise non solo di provarci, ma si armò di coraggio per

risollevare l’umore ai suoi amici.

Durante la ricreazione invito tutti i compagni di classe fuori a giocare con tanto di ombrelli e stivali, nelle pozzanghere . 

I bambini giocavano di nuovo felici, quando all’improvviso, da dietro una nuvola sbucò il sole. Tristolina sorrideva e piangeva allo stesso tempo, ma questa volta le lacrime erano di felicità. Finalmente giocava con i suoi amici e nessuno di loro la prendeva in giro.

Con il tempo la bambina smise di piangere sempre senza motivo.

Le sue lacrime di Coccodrillo diventarono un lontano ricordo.

Aveva ormai capito la lezione: proprio come dalle nuvole più grigie può risplendere il sole, anche da sotto le sue guance tonde può spuntare un tenero sorriso. Sorridete alla vita e lei vi sorriderà.

Il soprannome di Tristolina scomparve, così come anche la pioggia sempre costante. La città tornò a essere uguale a tante altre.

In questa città, come tante altre, viveva una bambina dagli occhi azzurri come il cielo e i boccoli dorati, che le incorniciavano un dolce viso, sempre con il sorriso. Il suo nome Felicia. 

 

F T P W

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